Cari soci e socie,
Sapete cos’è VENETOGRAVEL?
Non lo sapete?
Veneto Gravel è il più grande evento Gravel Bikepacking al mondo che si svolge tutti gli anni in Veneto, ma per saperne di più leggete bene questo diario della nostra socia Elisa Artuso che l’ha appena fatta per la seconda volta.
Grazie Elisa per questa bella e fresca testimonianza.
Buona lettura!
Il Veneto Gravel non è solo un percorso unsupported, è un’esperienza a tutto tondo, un’evasione, un’immersione totale nel paesaggio, lungo percorsi inediti, piste ciclabili, sentieri. È un’avventura che ti porta via dalla quotidianità e dalla quale fai poi fatica a staccarti perché continui a pedalare coi pensieri e la tua mente resta a vagare oscillando tra gli incontri inediti e i paesaggi che vorresti rivedere.
Sono al mio secondo VG e avevo già deciso di percorrere l’itinerario “short-lake” di 400 km, dato che lo scorso anno avevo fatto il “beach”.
Quest’anno non ho chilometri sulle gambe ma spero di farcela, andrò piano, nessuno mi rincorre.
GIORNO 1. Parto alle 16,15 (e non alle 15), dato che la fila a Bassano in Villa Angaran è notevole (gli iscritti sono quasi 2000!) ma ho una “lepre”, il mio caro amico Simone che mi accompagna fino a Castelfranco: primi km spacca gambe sul Col Roigo e dalle parti di Liedolo, e poi tutto in piano lungo il Sentiero degli Ezzelini e il Muson dei Sassi. Saluto Simone e poco dopo, a Loreggia incontro Enrico, un ragazzo di Pavia che si fermerà in tenda dopo Padova, io allungo fino a Montegrotto dove ho prenotato una camera, ma mi faccio un paio d’ore e forse più in notturna, dopo un tramonto mozzafiato … che freddo però!
GIORNO 2. Parto verso le 9 dopo una colazione luculliana e anche oggi i primi km sono tutto un saliscendi sui Colli Euganei. Incontro di nuovo Enrico e dopo la discesa di Galzignano sentiamo uno strano tintinnìo: mi accorgo che ho la corona anteriore più piccola completamente svitata, com’è possibile? Non vado nel panico, ma un po’ di preoccupazione c’è… in lontananza vedo una ferramenta, saluto Enrico e cammino per un centinaio di metri, poi scopro che poco più avanti c’è una ciclofficina aperta, quanta fortuna ho? I due ciclomeccanici risolvono il problema in un baleno, non posso che soprassedere sui mille mila calendari boccacceschi appesi qua e là ?per dirigermi “sola et pensosa” verso mete più petrarchesche ?. Raggiungo Arquà dopo una salita allucinante, alla fine scendo dalla bici e giunta allo splendido borgo bevo un buon caffè, anche per oggi la salita è quasi finita. Proseguo lungo l’anello delle città murate, tra argini e campi coltivati, il percorso è facile e piacevolissimo, lo conoscevo per averlo già percorso di recente in una gita Fiab; mi sento bene e in un attimo raggiungo Este e poi Montagnana dove mi fermo a mangiare un panino: la piazza è invasa da ciclisti, il duomo come sempre imponente. Quattro chiacchiere con altri partecipanti e poi via, verso il checkpoint di Cerea. Nel pomeriggio qualche dolorino alla sella mi tormenta, ma inizia a piovere e ho altro a cui pensare. Dopo pioggia e vento arriva un bel sole e a Isola della Scala mi fermo a prendere un buon gelato: in bici ogni occasione è buona per mangiare, tanto poi si brucia tutto!! Pedalo ancora tra i campi e lungo strade di campagna e a Castel D’Azzano imbocco una ciclabile stupenda che mi porta fino a Villafranca Veronese: che meraviglia!
Ancora un po’ di fatica e ci siamo, vedo Custoza in lontananza e stringo i denti per l’ultima salita, la fatica è mitigata dal tramonto sul Garda e dallo splendido panorama. A Custoza mi raggiungono mio marito Egidio e mia figlia Margherita, reduce da un concorso di flauto a Bardolino: il primo premio ? va festeggiato con un brindisi !
Infine mi abbandono tra le braccia di Morfeo al b&b.
GIORNO 3. Parto da Custoza: c’è un bel sole e il paesaggio è strabiliante tra vigneti e ulivi, il percorso attraversa le colline e in un attimo sono a Valeggio, per imboccare la ciclabile del Mincio che mi porta fino a Peschiera. È domenica mattina ed è piena di ciclisti, che bello. Faccio subito un pensiero: le infrastrutture ciclabili quando ci sono, si trasformano presto in risorsa: la gente le percorre, si muove, sta bene e il beneficio è enorme! Dopo Peschiera percorro un bel tratto panoramico lungo il lago che lascio all’altezza di Gardaland per inerpicarmi di nuovo sulle colline. La fatica inizia a farsi sentire, ma il clima è meraviglioso e si sta benissimo. A Pastrengo inizia la cicliovia dell’Adige e del Sole, sulla quale mi affianca Michele che avevo già incontrato ieri: ha il ciclocomputer bloccato e mi chiede di proseguire insieme per un po’. A Bussolengo mangiamo qualcosa e ci raggiunge un altro ragazzo, Federico, così in tre ci avviamo verso Verona. L’accesso alla città lungo l’Adige è piacevolissimo e, nei pressi del centro, abbastanza sicuro. Foto di rito dell’allegra compagnia davanti al ponte scaligero e in piazza Bra. Salutiamo Michele che si ferma a dormire a Verona; io e Federico proseguiamo sulla ciclabile dell’Adige fino a Zevio, e per fortuna siamo in due! Si alza un vento freddo, fortissimo e contrario. Ci alterniamo a stare davanti, che fatica! A Zevio, dopo circa 15km, facciamo una piccola pausa presso il checkpoint, dove poi Federico si ferma a dormire. Io vado avanti da sola per poco più di 20km, sono un po’ stanca e quindi procedo lentamente, il vento si è calmato e l’umore sempre buono. A Lonigo mi fermo per cenare e dormire.
GIORNO 4. Il tempo è pessimo, come previsto. Parto alle 7,30, sperando di non prendere troppa pioggia nel pomeriggio, inizialmente pioviggina ma già dopo qualche chilometro la pioggia diventa molto intensa, aiuto!! I chilometri da percorrere sono 95, ce la farò? Fino alle 9,30 Giove Pluvio dà il meglio di sè, poi si calma un po’ è così pure Eolo, dio dei venti. Il percorso da Lonigo ai colli Berici è comunque stupendo, ci tornerò con una bella giornata! Piano piano lascio la pianura per salire sulle colline, nei pressi di Brendola la traccia mi porta dentro ad un vigneto… un po’ strano, forse c’è qualcosa che non va, il fango è così tanto che ad un certo punto la bici non va più avanti, temo un po’ per freni e deragliatore, così procedo a piedi fino ad una casa dove lavo la bici con una canna, anche se non c’è nessuno a cui chiedere. Torno sull’asfalto e vado avanti, piove ancora ma sta smettendo, inizia la salita che mi porterà a Perarolo, per poi scendere a Fimon, dove un capriolo sbuca dal bosco e per un istante i nostri sguardi si incrociano: anche se pedalo silenziosamente in bici, mi sento un’intrusa al suo cospetto. Lui scappa e io proseguo verso Longare e la Riviera Berica, fino a giungere alla ciclovia Treviso-Ostiglia. Di nuovo un vento tremendo, con un po’ di fatica arrivo a Piazzola sul Brenta . Dopo ore in solitaria, inizio ad incontrare altri ciclisti: sono quelli che hanno fatto il percorso dei 700km… chissà, forse un giorno lo farò anch’io.
È il momento di un piccolo ristoro: mi fermo in un bar e mi riprendo un po’, non mi par vero, mancano poco più di 30 km.
Mi rimetto in sella e ogni piccola rampetta lungo il Brenta mi sembra un tornante dello Stelvio, sono proprio cotta. Una pedalata alla volta arrivo a Nove dove Giove Pluvio si risveglia, non ci voleva!! Ma ormai è quasi fatta, non mi fermo certo per questa pioggia, ormai è solo un dettaglio . Piano piano arrivo a Bassano e a Villa Angaran mi aspetta una foto irrinunciabile oltre che un caldo pasto. Che gioia immensa! La stanchezza è tanta ma è ripagata dalla soddisfazione di avercela fatta.
Chi parte con me il prossimo anno?